domenica 15 novembre 2015

Intervista a Roberto Crucillà

INTERVISTA A ROBERTO CRUCILLA'

Premessa: ringrazio il professor Crucillà per la disponibilità e la sincerità con cui ha risposto alle domande che gli sono state poste e per le quali ha dedicato quindici minuti della sua ora di lezione in classe. 

STUDENTESSA: Quali scuole e quale università ha frequentato?
PROFESSORE: Allora, io ho frequentato il liceo scientifico Marie Curie in Corso Allamano, poi mi hanno trasferito d' ufficio al liceo Copernico perchè a quei tempi era obbligatorio andare al liceo più vicino casa, quindi al Copernico, dove ho concluso. E poi mi sono iscritto alla facoltà di Lettere nell' Università di Torino, ho terminato i miei studi in tre anni e nove mesi anzichè quattro anni e mi sono laureato con centodieci e lode e la dignità di stampa: la mia tesi è stata stampata.
S: Complimenti! Può dirci invece in quali scuole ha insegnato prima di venire qui a Sangano?
P: In quasi tutte quelle della provincia di Torino: a Ivrea – sono tutti licei scientifici –, Lanzo, Rivarolo, Ciriè, Chieri...
S: Perchè ha scelto di fare il professore?
P: Perchè me l' hanno detto i miei professori: "tu devi fare il professore" dicevano, e io ho fatto il professore.
S: Come l' hanno convinta?
P: Mah, me l' hanno detto fin dalla terza del liceo, in terza, in quarta e in quinta hanno detto quello.
S: Non le sembra un' imposizione?
P: Ma no, io avevo fiducia in loro e ho seguito di buon grado il consiglio.
S: Se non avesse fatto l' insegnante a quale altro mestiere avrebbe voluto dedicarsi? E perchè?
P: Sicuramente il farmacista, quindi in farmacia, perchè mi piaceva molto la chimica. Altrimenti, in alternativa, il cuoco.
S: Perchè?!
P: Beh, amo cucinare, mi piace, è una mia passione, mi piace studiare di cucina e mi sarebbe piaciuto aprire un ristorante con una decina di tavoli per ricchi.
S: Me lo immagino... Cambiando discorso, come reputa il suo rapporto con gli studenti?
P: Mmh, io parto dal presupposto che prima ancora di valutarlo come studente, lo studente è un essere umano, una persona, e siccome io credo molto nella spiritualità cerco di guardare a fondo l' anima dello studente, il suo spirito, il suo essere. Quindi parto dal presupposto che lo studente bisogna amarlo, bisogna amare tutti gli esseri viventi. Poi dopo viene naturalmente la scuola. Diciamo che prima c' è però questa lente, questo filtro attraverso cui io passo.
S: Lei è un professore molto apprezzato dagli studenti, questo è un dato di fatto, pensa che ciò incida sull' insegnamento? E quanto?
P: Sì, sicuramente incide sull' insegnamento, e tanto. Poi non è detto che sia sempre positivo perchè purtroppo a volte capita che qualche studente magari, così, se ne approfitti e studi di meno rispetto a come farebbe con un collega che invece si presenti apparentemente più rigido e severo. Questo è il prezzo che si paga per voler passare attraverso il dialogo e l' umanità anzichè attraverso la paura.
S: Cosa le piace di questa scuola?
P: Beh, sicuramente l' atmosfera familiare: sembra di essere, così, insieme agli studenti e alle studentesse, in una grande famiglia in cui ci troviamo insieme un po' di ore. Mi piace anche il lato estetico e lo apprezzo molto dopo aver insegnato tanti anni in scuole cadenti, in muri di cemento pieni di graffiti.
S: Cosa invece non le piace? Se la doveva aspettare questa domanda!
P: Si sì, me l' aspettavo eccome. Beh, diciamo che noi esseri umani oltre che pregi abbiamo difetti, e a volte in un ambiente piccolo come questo i difetti si fanno sentire, diventano pesanti. Quindi purtroppo sono i nostri stessi difetti a non piacermi di questa scuola perchè vengono amplificati a una dimensione consistente. In una scuola grande diciamo che tutto è più annacquato, meno sentito, mentre in una scuola piccola come la nostra i difetti si allargano. Essendo esseri umani, però, i difetti ce li abbiamo.
S: Consiglierebbe agli studenti di diventare professori?
P: Allo stato attuale, in linea di massima, no. La prospettiva occupazionale per diventare professore allo stato attuale è tutta in salita: stanno cambiando le regole. Non che fosse più facile una volta, ma sta diventando più difficile entrare. Ormai si tira troppo in lungo con gli anni, si rischia di diventare professori a quarant' anni e non mi sembra giusto togliere la vita alle persone. Quindi al momento non lo consiglierei. Se poi uno avesse proprio una gran passione e volesse coltivarla allora gli augurerei buona fortuna con tutto il cuore.
S: Le piace l' idea di un giornalino scolastico?
P: Sì, tantissimo.
S: Essendo lei un insegnante di lettere, che genere di libri legge?
P: Beh, a me piacciono moltissimo i libri storici in generale, però siccome sono anche insegnante di yoga naturalmente leggo anche libri legati a questa disciplina.
S: Anche lei è dell' idea che col tempo gli studenti siano sempre più maleducati e indisposti?
P: No, io credo proprio di no. Dipende tutto da come li si prende: quello che può sembrare il più maleducato in realtà diventa bravissimo se viene preso nella giusta misura. E poi è un discorso, questo dell' educazione, che non riguarda solo i giovani: io trovo anzi che gli anziani al supermercato siano maleducatissimi!
S: E allora perchè è uno dei temi caldi di molte discussioni di attualità?
P: Mah, probabilmente è una questione di influenza, un modo per influenzare l' opinione pubblica perchè comunque chi ne parla lo fa da fuori. Cioè, noi stiamo insieme molte ore al giorno e io tutta questa maleducazione non ce la vedo, assolutamente!
S: Quanto, da uno a dieci, reputa idonei i suoi metodi di insegnamento rispetto alle esigenze di un liceo come questo?
P: Mah, io mi terrei prudente, forse da sette, sì.
S: Ultima domanda: cosa ricorda con più piacere dei suoi anni di studente?
P: Beh, sicuramente il triennio del liceo. Sono stati gli anni più belli, un po' per l' età (perchè si è un po' più grandicelli!) e un po' per le amicizie e per le compagne di classe; e basta, è l' unico periodo felice che io ricordi perchè l' università poi è stata bruttissima, un po' per i professori che non instauravano nessun rapporto e un po' per il fatto che studiavo otto ore al giorno della mia vita a studiare. Insomma, non ho bei ricordi dell' università, ecco. Però del triennio sì, quelli sì.
S: Bene, grazie mille per la disponibilità, professore!

P: Di nulla di nulla, grazie a te. E... quando esce l' intervista?

Intervista a cura di Sara Russo, IV As




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