INTERVISTA A ROBERTO CRUCILLA'
Premessa: ringrazio il professor Crucillà per la disponibilità e la sincerità con cui ha risposto alle domande che gli sono state poste e per le quali ha dedicato quindici minuti della sua ora di lezione in classe.
STUDENTESSA: Quali scuole
e quale università ha frequentato?
PROFESSORE: Allora, io ho
frequentato il liceo scientifico Marie Curie in Corso Allamano, poi
mi hanno trasferito d' ufficio al liceo Copernico perchè a quei
tempi era obbligatorio andare al liceo più vicino casa, quindi al
Copernico, dove ho concluso. E poi mi sono iscritto alla facoltà di
Lettere nell' Università di Torino, ho terminato i miei studi in tre
anni e nove mesi anzichè quattro anni e mi sono laureato con
centodieci e lode e la dignità di stampa: la mia tesi è stata
stampata.
S: Complimenti! Può dirci
invece in quali scuole ha insegnato prima di venire qui a Sangano?
P: In quasi tutte quelle
della provincia di Torino: a Ivrea – sono tutti licei scientifici
–, Lanzo, Rivarolo, Ciriè, Chieri...
S: Perchè ha scelto di
fare il professore?
P: Perchè me l' hanno
detto i miei professori: "tu devi fare il professore"
dicevano, e io ho fatto il professore.
S: Come l' hanno convinta?
P: Mah, me l' hanno detto
fin dalla terza del liceo, in terza, in quarta e in quinta hanno
detto quello.
S: Non le sembra un'
imposizione?
P: Ma no, io avevo fiducia
in loro e ho seguito di buon grado il consiglio.
S: Se non avesse fatto l'
insegnante a quale altro mestiere avrebbe voluto dedicarsi? E perchè?
P: Sicuramente il
farmacista, quindi in farmacia, perchè mi piaceva molto la chimica.
Altrimenti, in alternativa, il cuoco.
S: Perchè?!
P: Beh, amo cucinare, mi
piace, è una mia passione, mi piace studiare di cucina e mi sarebbe
piaciuto aprire un ristorante con una decina di tavoli per ricchi.
S: Me lo immagino...
Cambiando discorso, come reputa il suo rapporto con gli studenti?
P: Mmh, io parto dal
presupposto che prima ancora di valutarlo come studente, lo studente
è un essere umano, una persona, e siccome io credo molto nella
spiritualità cerco di guardare a fondo l' anima dello studente, il
suo spirito, il suo essere. Quindi parto dal presupposto che lo
studente bisogna amarlo, bisogna amare tutti gli esseri viventi. Poi
dopo viene naturalmente la scuola. Diciamo che prima c' è però
questa lente, questo filtro attraverso cui io passo.
S: Lei è un professore
molto apprezzato dagli studenti, questo è un dato di fatto, pensa
che ciò incida sull' insegnamento? E quanto?
P: Sì, sicuramente incide
sull' insegnamento, e tanto. Poi non è detto che sia sempre positivo
perchè purtroppo a volte capita che qualche studente magari, così,
se ne approfitti e studi di meno rispetto a come farebbe con un
collega che invece si presenti apparentemente più rigido e severo.
Questo è il prezzo che si paga per voler passare attraverso il
dialogo e l' umanità anzichè attraverso la paura.
S: Cosa le piace di questa
scuola?
P: Beh, sicuramente l'
atmosfera familiare: sembra di essere, così, insieme agli studenti e
alle studentesse, in una grande famiglia in cui ci troviamo insieme
un po' di ore. Mi piace anche il lato estetico e lo apprezzo molto
dopo aver insegnato tanti anni in scuole cadenti, in muri di cemento
pieni di graffiti.
S: Cosa invece non le
piace? Se la doveva aspettare questa domanda!
P: Si sì, me l' aspettavo
eccome. Beh, diciamo che noi esseri umani oltre che pregi abbiamo
difetti, e a volte in un ambiente piccolo come questo i difetti si
fanno sentire, diventano pesanti. Quindi purtroppo sono i nostri
stessi difetti a non piacermi di questa scuola perchè vengono
amplificati a una dimensione consistente. In una scuola grande
diciamo che tutto è più annacquato, meno sentito, mentre in una
scuola piccola come la nostra i difetti si allargano. Essendo esseri
umani, però, i difetti ce li abbiamo.
S: Consiglierebbe agli
studenti di diventare professori?
P: Allo stato attuale, in
linea di massima, no. La prospettiva occupazionale per diventare
professore allo stato attuale è tutta in salita: stanno cambiando le
regole. Non che fosse più facile una volta, ma sta diventando più
difficile entrare. Ormai si tira troppo in lungo con gli anni, si
rischia di diventare professori a quarant' anni e non mi sembra
giusto togliere la vita alle persone. Quindi al momento non lo
consiglierei. Se poi uno avesse proprio una gran passione e volesse
coltivarla allora gli augurerei buona fortuna con tutto il cuore.
S: Le piace l' idea di un
giornalino scolastico?
P: Sì, tantissimo.
S: Essendo lei un
insegnante di lettere, che genere di libri legge?
P: Beh, a me piacciono
moltissimo i libri storici in generale, però siccome sono anche
insegnante di yoga naturalmente leggo anche libri legati a questa
disciplina.
S: Anche lei è dell' idea
che col tempo gli studenti siano sempre più maleducati e indisposti?
P: No, io credo proprio di
no. Dipende tutto da come li si prende: quello che può sembrare il
più maleducato in realtà diventa bravissimo se viene preso nella
giusta misura. E poi è un discorso, questo dell' educazione, che non
riguarda solo i giovani: io trovo anzi che gli anziani al
supermercato siano maleducatissimi!
S: E allora perchè è uno
dei temi caldi di molte discussioni di attualità?
P: Mah, probabilmente è
una questione di influenza, un modo per influenzare l' opinione
pubblica perchè comunque chi ne parla lo fa da fuori. Cioè, noi
stiamo insieme molte ore al giorno e io tutta questa maleducazione
non ce la vedo, assolutamente!
S: Quanto, da uno a dieci,
reputa idonei i suoi metodi di insegnamento rispetto alle esigenze di
un liceo come questo?
P: Mah, io mi terrei
prudente, forse da sette, sì.
S: Ultima domanda: cosa
ricorda con più piacere dei suoi anni di studente?
P: Beh, sicuramente il
triennio del liceo. Sono stati gli anni più belli, un po' per l' età
(perchè si è un po' più grandicelli!) e un po' per le amicizie e
per le compagne di classe; e basta, è l' unico periodo felice che io
ricordi perchè l' università poi è stata bruttissima, un po' per i
professori che non instauravano nessun rapporto e un po' per il fatto
che studiavo otto ore al giorno della mia vita a studiare. Insomma,
non ho bei ricordi dell' università, ecco. Però del triennio sì,
quelli sì.
S: Bene, grazie mille per
la disponibilità, professore!
P: Di nulla di nulla,
grazie a te. E... quando esce l' intervista?
Intervista a cura di Sara Russo, IV As
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