Dopo l’
obbligo sancito dalla legge 107 circa l’ alternanza scuola-lavoro, giungono
finalmente i primi dati e le stime successive sul fenomeno che ha per la prima
volta coinvolto obbligatoriamente anche gli studenti liceali. Secondo le
indagini infatti il numero di stagisti liceali è inevitabilmente cresciuto sino
a superare di molte volte il raddoppio: dagli appena 12.371 studenti dell’ anno scolastico 2014/2015 sono oltre
227mila quelli coinvolti nell’ anno appena passato. Le cifre lasciano dunque
ben sperare nell’ ottica di una formazione permeata sulla così favorita
introduzione al mondo del lavoro.
Ciononostante
è stato inevitabile ascoltare le prime critiche avanzate circa un sistema di
sfruttamento di giovani costretti a concedere gratuitamente dalle 200 alle 400
ore in tre anni in maniera gratuita e senza profitto alcuno se non quello dell’
ammissione all’ esame di Stato in quinta.
Anche i
primi scandali non hanno tardato a raggiungere le orecchie dei mas media, che
senza indugi hanno rivelato una realtà dietro le quinte che ha subito scatenato
accese polemiche. Infatti l’ accordo del MIUR con la nota Multinazionale
McDonald che prevede la messa a disposizione di 10.000 posti in vista degli
stage formativi, è solo uno degli accordi che il Ministero dell’ Istruzione ha
concordato con ben 27 multinazionali pronte ad accogliere studenti del triennio
di tutta Italia. Da McDonald a Zara, dalla Coop a Dallara sono diverse le
proposte che hanno lasciato discutere sull’ utilità formativa della Buona
Scuola.
Tuttavia è
massiccio il numero delle scuole che ha ignorato gli appelli delle
multinazionali mettendo a disposizione degli studenti ricchi programmi in grado
di consentirgli il raggiungimento delle ore previste dalla legge 107 senza
dover ricorrere a proposte ritenute inaccettabili. A questo proposito diventa
necessario citare il Liceo Darwin che, dopo un’ attenta analisi delle attività potenzialmente
utili ai suoi studenti, è riuscita a proporre un programma valido in tutti i
suoi aspetti e in grado di limitare gli spostamenti al minimo con laboratori
interni laddove si fosse rivelato necessario secondo le esigenze degli
studenti.
Si parla
dunque di “scuole capaci”, ovvero scuole che sono state in grado di cogliere l’
appello di chi evidenziava una sostenuta incapacità concreta degli alunni d’
Italia al di fuori del contesto scolastico, senza tuttavia scadere in banali
iniziative soggette a polemiche in particolare dal corpo genitori.
Così può
funzionare.
Sara RUSSO, V A
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