giovedì 31 dicembre 2015

Intervista a Francesco GIGANTE

STUDENTESSA: Buongiorno professor Gigante! Pronto per l' intervista?
PROFESSORE: Alla Fazio, diciamo!
S: Non sarà nulla di così terribile. Allora cominciamo: quale liceo e quale università ha frequentato?
P: Allora, io ho fatto il liceo scientifico e poi le università di Lettere e Filosofia a Torino, con il massimo dei voti.
S: Lei è un insegnante di storia ma anche di filosofia, quali sono gli ideali che l' hanno portata a studiare questa materia anche dopo il liceo?
P: Beh, la curiosità, la meraviglia, come diceva Aristotele. Mi stupivo, ecco, avevo ancora quella capacità che hanno i bambini di meravigliarsi.
S: Per quale motivo ha intrapreso la carriera di insegnante? E quando ha scoperto di voler fare proprio ciò?
P: L' ho quasi sempre saputo perchè in genere da bambino mi interpellavano sempre e per qualsiasi cosa, quindi ho scoperto un po' alla volta questa mia propensione al sapere e alla curiosità
S: Cosa avrebbe voluto fare in alternativa?
P: In alternativa credo il pittore, sì, ancora adesso coltivo questa mia passione.
S: Come mai?
P: Perchè l' arte incuriosisce, dà la possibilità di creare, di esprimersi; mi sono infatti laureato in filosofia estetica e così l' arte resta un po' il mio secondo nome, diciamo.
S: Ha degli hobbie? Quali?
P: Beh, la pittura naturalmente, e poi, quando mi regge il fiato,  cerco anche di fare un po' di attività sportiva, ma in modo molto dilettantesco!
S: A cosa si dedica in particolare?
P: Bicicletta: diciamo che pedalo e macino chilometri... diciamo eh!
S: Nella scuola comincia a diffondersi la voce di un laboratorio di storia: di cosa si tratta esattamente?
P: Allora, il laboratorio di storia serve per avvicinarsi un po' di più a questa disciplina attraverso le fonti, in modo più diretto, ecco, senza la mediazione del testo; è un tentativo di vedere più da vicino la realtà storica e di lavorare in maniera più laboratoriale, di incuriosire un po' di più gli allievi a questa disciplina che ovviamente, trattando del passato, risulta spesso un po' noiosa. Si vuole dunque lavorare in modo diverso.
S: Da cosa è nata l' idea di un laboratorio per il quale è disposto a perdere diverse ore del tradizionale programma scolastico?
P: Beh, diverse ore, non esageriamo! Sono alcune ore, ecco. Si tratta semplicemente di utilizzare in modo diverso il tempo senza "perdere" ore. Secondo me significa arricchire, magari far fruttare al meglio il tempo, quindi non parlerei di una perdita di ore bensì di un arricchimento.
S: E quando è nata l' idea?
P: E' nata quest' anno anche se è un' idea che già da tempo coltivavo, quella di rinnovare, appunto, la didattica in modo da introdurre un nuovo modo di gestire gli argomenti, il lavoro, nel tentativo di coinvolgere un po' di più gli allievi ed evitando così la solita lezione frontale che chiaramente risulta un po' superata, diciamo.
S: Come dovrebbe essere, a suo parere, il buon studente?
P: Curioso, che si stupisce, che ha voglia di apprendere, che si sforza anche di apprendere e di superare i suoi limiti. L' insegnante ha quindi una grande responsabilità nel coinvolgere però, appunto, lo studente ha sempre e comunque il compito di farsi coinvolgere, di non mettere dei muri, delle resistenze: è un lavoro che implica un reciproco impegno!
S: Come dev' essere, allora, il buon professore?
P: Il buon professore dovrebbe essere propositivo, sempre disponibile, e chiaramente comprensivo dei limiti e delle difficoltà che talvolta lo studio implica; ma soprattutto dovrebbe essere pieno di idee, ecco, per rinnovare il più possibile il proprio lavoro.
S: Qual è, a suo parere, il ritratto del cattivo insegnante?
P: Il peggiore insegnante è quello che annoia! Colui che si ostina a fare il proprio lavoro in modo troppo tradizionale.
S: Senza fare nomi, ce n' è qualcuno in questa scuola?
P: Beh, io lo sono stato per diverso tempo! Sono stato noioso, probabilmente non molto apprezzato; io mi confronto sempre con me stesso, non giudico mai gli altri e anzi mi sottopongo spesso a giudizio, quindi cerco di cambiare pensando a me e non agli altri.
S: Dal momento che non è di certo una scuola perfetta, cosa non le piace del Liceo Vito Scafidi?
P: Cosa non mi piace del Vito Scafidi... difficile trovare qualcosa che non mi piaccia... diciamo che si può migliorare ma che i presupposti di partenza sono buoni! Magari sarebbe ottima la disponibilità, ecco, da parte di tutti quanti per migliorare. Purtroppo infatti non tutti sono sempre disponibili al rinnovamento e quindi una maggiore partecipazione così come una minore resistenza non guasterebbero; anche se devo ammettere che non ce ne sono state di grandi resistenze e indisposizioni!
S: Ultima domanda: quali propositi ha per il 2016?
P: Quello di continuare, magari migliorandomi il più possibile e cercando di lavorare in questa direzione superando quelli che sono i miei limiti dato che anch' io sono un ostacolo a me stesso e che devo trovare la forza per vincere anche le mie resistenze. Non è facile fare questo lavoro, anzi, è un lavoro molto impegnativo e pertanto non semplice. Bisogna essere più attori che spettatori del nostro lavoro, dobbiamo cioè continuamente educare, formare, ma anche divertire!
S: E un secondo proposito? Al di fuori dell' ambiente scolastico.
P: Beh, naturalmente... andare in America! Insomma, fare come Colombo, prendere le caravelle e andare : non sono mai stato nel Nuovo Mondo e dunque vorrei andarci.
S: Grazie per la disponibilità, professore!


Intervista a cura di Sara RUSSO, IV A

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