sabato 27 febbraio 2016

Intervista a Enzo GIAMMALVA

STUDENTESSA: Buongiorno! Pronto per l' intervista?
PROFESSORE: Assolutamente, comincia pure.
S: Bene, cominciamo da qualcosa di semplice: quali scuole ha frequentato?
P: Io mi sono diplomato all' Istituto Magistrale e dopo mi sono laureato qui a Torino in Pedagogia.
S: A quanti anni ha cominciato a lavorare nelle scuole?
P: Io ho fatto un percorso di precariato, quindi da precario ho cominciato a lavorare intorno al ventesimo anno. Fortunatamente sono passato di ruolo nell' anno scolastico 1997-1998... o forse era il 1999, non ricordo con esattezza.
S: Quale concezione ha dell' attuale struttura scolastica?
P: In generale?
S: Per il momento sì.
P: Allora, la cosa che mi lascia perplesso è che siamo in una fase di transizione e non è detto che tutto quelle che viene considerato "tradizionale" debba essere eliminato; ho delle perplessitò proprio verso queste spinte innovatrici che tendono a buttare via qualcosa della scuola tradizionale che io reputo invece vitale. Il progresso e l' innovazione vanno in qualche modo misurati.
S: Essendo un insegnante di pedagogia, cosa pensa della Buona Scuola di Renzi?
P: Rispetto alla Buona Scuola di Renzi penso che sia stato un intervento che dal punto di vista che più mi interessa, ovvero quello didattico, non abbia apportato delle reali novità. Introduce qualcosa a livello strutturale ma reputo più importante a livello didattico le vere riforme scolastiche di cui ne è un esempio la riforma Gelmini, perchè ha valore proprio sul piano dei contenuti.
S: Qual è l' aspetto più positivo della riforma?
P: L' aspetto più positivo sta nel permettere questo potenziamento, lo chiamano... ah, l' "organico potenziato", però penso che vada verificato. Teoricamente è - o dovrebbe essere - una cosa positiva, ma tatticamente le scuole, dopo averlo richiesto, non sono in grado di gestire questo progetto.
S: Pensando al Vito Scafidi, qual è invece l' aspetto più negativo della riforma?
P: Beh, il problema di fondo consiste nel fatto che non potremo poi potenziare granchè!
S: Questo momento storico come può incidere sull' istruzione dei suoi studenti?
P: Intendendo la crisi, la cosa che più mi dispiacerebbe è che il percorso di studi vada a essere in qualche modo finalizzato all' acquisizione di un mestiere, una professione; quindi studiare per lavorare potrebbe allontanare gli allievi dallo studio e provocare la disaffezione degli studenti per lo studio, perchè in questo momento di crisi perde il suo lavoro in sè diventando solo uno strumento.
S: Se lei fosse studente adesso, sceglierebbe comunque di intraprendere la carriera di insegnante?
P: Sì, perchè ovviamente mi avrebbe stimolato l' impegno per superare i concorsi, perchè sottolineo che noi insegnanti abbiamo superato dei concorsi pubblici per lavorare, ce lo siamo guadagnato questo lavoro, chè è un posto fisso come dice Checco Zalone, per cui oggigiorno lo consiglierei anche ai miei figli.
S: Ha degli Hobbies? Quali?
P: Prettamente sportivi: ho ancora un gruppo di amici con cui gioco a calcio! Purtroppo  il lavorare alle superiori mi sta impegnando molto ma riesco comunque a dedicarmi al tennis, al calcio e allo sport in generale.
S: Cosa le piace del Vito Scafidi?
P: Beh, l' ambiente a misura d' uomo: io, proveniendo dalle scuole elementari, quando ho visto la struttura per la prima volta, la prima cosa che ho pensato è stata che mi ricordava molto la struttura di una scuola elementare e ciò mi ha notevolmente rasserenato.
S: Se avesse la possibilità di cambiare qualcosa all' interno di questa scuola, cosa cambierebbe?
P: Penso che l' alternanza scuola-lavoro sia per esempio un' occasione importantissima, proprio per il discorso affrontato prima: dà modo di trasmettere delle professionalità. E' vero che siamo in un liceo però nel periodo attuale è importante apprendere qualcosa anche a livello pratico. Se potessi cambiare qualcosa potenzierei queste occasioni, sicuramente, sì.
S: Cosa ne pensa delle innovazioni tecnologiche applicate al sistema scolastico?
P: Le "nuove tecnologie" è uno di quegli aspetti che - e non lo dico solo io! - se lo usiamo come strumento è positivo. Io per primo, diciamo, faccio delle lezioni... tradizionali, ecco, non mi vergogno a dirlo, faccio delle lezioni frontali però utilizzando la possibilità di aiutarmi con delle slide o proiettando dei filmati, ma per il momento non penso che le nuove tecnologie non possano andare a sostituire la figura dell' insegnante, assolutamente.
S: Quali potrebbero essere gli svantaggi più evidenti?
P: Proprio il fatto di sopravvalutare questi strumenti considerandoli sostituti che in realtà a mio parere ancora non sono.
S: Da 1 a 10 come valuta il suo operato scolastico in questo liceo negli ultimi tre anni?
P: Allora, io sono qui da tre anni; diciamo che alle elementari non avevo più alcuno stimolo ma ero considerato, non lo dico per vantarmi, un buon insegnante. Quello qui è il mio terzo anno per cui ho dovuto affrontare un ambiente nuovo e per ora mi reputo... sufficiente, sì, il voto è sei.
S: Si accontenta di questo giudizio?
P: No, beh, io ho adesso questa prova di maturità con i ragazzi di quinta che mi aspetta al varco: non andranno solo loro a sedersi ma anch' io sarò lì a valutare quali sono i risultati di questo lavoro.
S: In quale ambito si propone di migliorare?
P: Beh, diventando sempre più esperto e conoscitore della disciplina, che è complessa e forse non tutti realizzano che noi insegnanti di Scienze Umane dobbiamo gestire ben quattro discipline insieme. Io nasco come insegnante di pedagogia e mi propongo come esperto di didattica, in cui intendo specializzarmi.
S: Può bastare! Grazie mille per la disponibilità.
P: Nessun problema, anzi, mi ha fatto piacere!


Sara RUSSO, IV A

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